ISLANDA
I fenomeni naturali più maestosi e struggenti del nostro pianeta.
Nome ufficiale: Ísland
Sigla nazionale: ISL
Forma di governo: Repubblica
Divisione amministrativa: 64 municipalità
Capitale: Reykjavík
Superficie: 100.250 kmq
Popolazione: 365.000 ab.
Densità: 3,6 ab. per kmq
Lingua: Islandese
Religione: Chiesa naz. d’Islanda (ufficiale) 58,6%, Ateismo 7,7%, Cattolica 3,8%, Congregazione indipendente di Reykjavík 2,6%, Congregazione indipendente di Hafnarfjörður 1,9%
Documenti: pur non aderendo all’UE, dal 2001 l’Islanda fa parte dell’area Schengen. Si accettano il passaporto o la carta d’identità valida per l’espatrio, che devono essere validi per tutto il periodo di permanenza in Islanda.
Valuta: Corona Islandese (ISK)
SCENARI
Paolo Cortini
Paolo Cortini ha 23 anni di esperienza di esplorazioni in Islanda come geologo e come organizzatore di viaggi culturali. In questo lungo lasso di tempo l’autore ha potuto osservare le grandi trasformazioni della società islandese, l’evoluzione urbanistica, il cambiamento di mentalità e di disposizione dei locali verso gli stranieri, il saccheggio indiscriminato e irrispettoso di alcune e circoscritte aree naturali e la sorprendente conservazione di altre. Ha potuto esplorare territori che nessun visitatore potrebbe raggiungere senza un’organizzazione meti-colosa e senza molto, molto, tempo a disposizione.
A differenza di quanto si possa credere l’Islanda presenta un clima relativamente mite. La sua temperatura media annua è superiore a quella della maggior parte delle terre del pianeta che si trovano alla medesima latitudine, cioè in prossimità del Circolo Polare Artico.
La ragione di questa particolarità va cercata essenzialmente nella circolazione delle correnti oceaniche. É noto, infatti, che le acque degli oceani non sono tutte uguali. In particolare, la distribuzione non uniforme della temperatura e della salinità determina un costante movimento di acqua negli oceani, sia in senso orizzontale, sia in senso verticale. Nel complesso questo fenomeno viene definito circolazione Oceanica ed è responsabile di una quantità enorme di processi che definiscono clima, distribuzione della vita e composizione chimica delle acque e dell’atmosfera. Dal Golfo del Messico risale in direzione delle coste europee una corrente mite (nota appunto come corrente del Golfo) che influenza in maniera significativa il carattere climatico di tutto il settore atlantico del Vecchio Continente. Queste acque tiepide, oltre a mitigare la temperatura delle masse d’aria che le sovrastano, sono in grado di trasmettere all’aria stessa un tasso di umidità particolarmente elevato. Nell’Europa centro-settentrionale i venti dominanti provengono da Ovest, trascinando quest’aria tiepida e umida dall’Atlantico verso le coste europee. É per questa ragione che Gran Bretagna, penisola Scandinava, Belgio, Olanda, Danimarca e Germania settentrionale sono caratterizzate tutte da clima umido e relativamente mite. Questo influsso è talmente intenso da condizionare anche il clima della penisola italiana. Non è un caso se le correnti di aria fredda e poco umida che investono il nostro Paese siano quelle provenienti dai quadranti orientali, mentre quelle più umide e tiepide siano quelle occidentali e meridionali
Nel ricchissimo panorama naturalistico islandese fenomeni geologici e aurora boreale godono di una popolarità schiacciante rispetto a tutto il resto. Così molti viaggiatori scoprono sul posto che altri elementi sono degni di attenzione, dai fenomeni meteorologici, alla fauna e alla flora. Abbondanza, varietà e distribuzione di fauna e flora sono governate dal clima, dalla natura del substrato roccioso, dalla distribuzione della luce nel corso dell’anno e dal fatto che l’Islanda è un’isola geologica-mente giovane e distante da altre terre emerse.
Quando l’uomo approdò stabilmente in Islanda, circa 1.150 anni fa, le foreste di betulla coprivano il 25 - 40% del territorio. Crescevano fitte e alte fino a 15 metri nelle valli riparate, ma verso la costa, nelle aree esposte ai venti e nelle zone umide lasciavano spazio alla mac-chia di betulla e salice. La tundra era invece estesa nelle zone di alta quota e negli Altopiani. Sono gli stessi biomi che troviamo oggi nei medesimi ambienti, con la differenza che oggi le superfici a foresta di betulla, a macchia di betulla e salice e a tundra sono molto ridotte rispetto ad allora a causa del disboscamento, del sovrapascolo e della conseguente erosione ad opera di vento, precipitazioni e dilavamento durante il disgelo primaverile.
La flora islandese è composta da almeno 5.610 specie diverse, tra cui 462 specie di piante vascolari, 37 di felci, 606 di muschi, 755 di licheni, 2.100 di funghi e 1.660 di alghe. Per numero di specie la biodiversità islandese è inferiore a quella di altri territori con caratteristiche climati-che e geochimiche simili, come la penisola scandinava. Questo è dovu-to, ancora una volta, al fatto che l’Islanda era quasi interamente coperta di ghiaccio solo 15.000 anni fa e alla sua distanza da altre terre emerse. Ogni anno arrivano in Islanda specie che prima non erano presenti. Qualche volta i semi giungono sull’isola grazie al vento, altre volte portati dagli uccelli, altre ancora dall’uomo. È il caso, per esempio, del Lupinus nootkatensis, introdotto per la prima volta in Islanda nel 1945 con lo scopo di rivegetare alcune aree intorno a Reykjavík. Oggi questo lupino dalle meravigliose fioriture primaverili ed estive si è diffuso in tutta l’isola, dalla costa agli Altopiani, trasformando completamente il paesaggio di intere regioni con una copertura uniforme di fiori viola tra maggio e luglio.
La gastronomia islandese
La tradizione gastronomica islandese è ricca di piatti e pietanze risalenti all’epoca in cui la conservazione degli alimenti era una sfida e in cui bisognava trovare il modo di sopravvivere a tremende carestie e all’estrema scarsità di materie prime. Oggi molte di queste pietanze sono del tutto scomparse dalle tavole islandesi, se si escludono quelle di alcune fattorie isolate, e non vengono servite nei ristoranti. C’è però un breve periodo dell’anno, nella seconda metà del mese di gennaio in cui si celebra il Þorrablót, una sorta di sagra diffusa del cibo tradizionale. Cosa si consuma durante il Þorrablót? Testa di pecora bollita (Svið), un insaccato a base di fegato di pecora (lifrarpylsa), una sorta di sanguinaccio (blóðmör) e molti altri tagli poco pregiati di carne di pecora conservati nel siero di latte. Questi piatti vengono accompagnati con pane di segale, purè di rape (rófustappa), flatbrauð (un pane che assomiglia molto alla nostra piadina). Tra le pietanze tradizionali facilmente reperibili segnaliamo l’Harðfiskur, pesce essiccato ottenuto dal cod (quello che noi italiani chiamiamo impropriamente merluzzo), dall’haddock e dallo Steinbítur (Anarhichas lupus) e l’hákarl, il celeberrimo squalo fer-mentato.Molto diffusa e gustosissima è una confettura di rabarbaro (Rabarbarasulta) che viene servita molto spesso con la carne di agnello, ma che può essere consumata esattamente come una qualsiasi altra confettura di frutta. Altro piatto diffuso e apprezzato da locali e visitatori è il plokkfiskur, un pasticcio di pesce (di solito eglefino), patate e cipolla. Esistono infinite varianti di questa ricetta e ogni ristorante, ma anche ogni famiglia, ha la sua. Segnaliamo i crostacei, scottati nel burro o presentati sotto forma di zuppa, la diffusissima lobster soup (humarsúpa) che ogni ristorante propone nella propria interpretazione. Entrambi questi piatti hanno come ingrediente principale un’aragosta di piccola taglia (Nephrop norvegicus) apparentemente simile allo scampo. La cittadina di Höfn è la capitale islandese dell’aragosta e si è sviluppata negli ultimi decenni proprio grazie a
Viaggiare in Inverno
L'inverno in Islanda una stagione elettrizzante dal punto di vista meteorologico. Le temperature più comuni nelle aree costiere e, in generale, nelle zone abitate sono di qualche grado superiori allo zero. Pioggia e neve si presentano, in genere, con la medesima frequenza, ma a nord la neve è più persistente che a sud.Il sud è decisamente più umido con venti dai quadranti meridionali. Pioggia, pioviggine e scarsa visibilità accompagnano frequentemente queste condizioni di ventilazione. Basta, però, che un refolo di aria groenlandese si mescoli con le tiepide correnti oceaniche meridio-nali per trasformare la pioggia in neve. Queste correnti meridionali perdono gran parte della loro umidità a sud e, superati gli Altopiani, raggiungono il nord senza provocare fenomeni di rilievo. L’opposto avviene con i venti settentrionali, generalmente più freschi e meno umidi: neve al nord e bel tempo a sud. Non è raro che in inverno, sull’Islanda, giungano masse d’aria provenienti dall’Atlantico sub tropicale. In queste circostanze la temperatura può salire fino a 8° C, specialmente a sud, con limitate oscillazioni termiche tra il giorno e la notte. È forse la condizione più sfavorevole per chi viaggia, perché questo tipo di circolazione atmosferica, tiepida e umida, può mantenersi per giorni.Tutto qua l’inverno islandese? Ovviamente no. Spesso l’inverno islandese è una lunga attesa tra una bufera e l’altra. Indipendentemente dal tipo di precipitazione che accompagna questi episodi estremi, è il vento il vero protagonista di ogni Stormur, bufera, appunto. Possiamo considerare che ogni inverno veda un certo numero di tempeste, tra cinque e dieci.Le bufere sono associate al transito delle basse pressioni, in genere da ovest verso est. I fenomeni, in media, si esauriscono in ventiquat-tro ore investendo le varie regioni in momenti diversi. Il vento, in queste circostanze, può localmente superare i 250 km/h, con pioggia o neve. Il servizio meteorologico permette di essere puntualmente e adeguatamente informati sull’arrivo delle bufere e, quando questo avviene, è necessario mettersi al sicuro per tempo, anche stravol-gendo i propri programmi di viaggio. È sufficiente fare in modo di trovarsi al proprio alloggio rispettando le indicazioni del servizio meteorologico. Saremo così in grado di goderci uno spettacolo irripetibile senza esporci a rischi inutili quanto concreti. I venti di bufera, in Islanda, sono in grado di spostare veicoli, sollevare sassi e oggetti di ogni tipo, generare grandi accumuli di neve.Inutile dire che, in queste occasioni, è necessario rinunciare a qualsiasi attività all’aria aperta, alle escursioni e anche a visitare le aree costiere. Il transito della tempesta comporta spesso l’innalzamento del livello del mare (Storm Surge) a cui si somma l’effetto del moto ondoso. Eviteremo, quindi, spiagge e scogliere esposte al vento. Il moto ondoso persiste, normalmente, anche dopo il passaggio della bufera. Spiagge e scogliere restano quindi pericolose anche quando uno splendido sole ci farà credere che la bufera sia passata. Negli ultimi anni le autorità chiudono le vie di comunicazione, compresa la n. 1, all’approssimarsi delle tempeste. È quindi buona norma controllare le informazioni ufficiali un paio di volte al giorno (safetravel.is) in modo da gestire senza sorprese attività e trasferimenti. Gli alberghi, di solito, espongono i bollettini aggiornati e danno informazioni attendibili ai propri ospiti. In inverno gli Altopiani sono inaccessibili.
Nelle Filippine con i bambini
Le giovani famiglie che viaggiano con i loro bambini anche piccoli, apprezzano attività all'aria aperta e il Whale Watching è una delle attività più amate: le coste islandesi sono, probabilmente, l’ambiente migliore in Europa per dedicarsi all’osservazione dei cetacei. Gli avvistamenti di megattere, balenottere minori, balenottere comuni, delfini appartenenti al genere lagenorinco e orche sono relativa-mente frequenti anche dalla costa. L’esperienza più coinvolgente si ha, tuttavia, dalla barca. Numerose compagnie di navigazione dedicata all’osservazione dei cetacei operano a Reykjavík, a Ólafsvík e Grundarfjörður, ad Akureyri, Húsavík e Dalvík. La località più famosa, quella che offre probabilmente il tasso più elevato di successo e che assicura gli incontri più ravvicinati è Húsavík. Qui, specialmente nel mese di luglio e nella prima metà di agosto, è necessario prenotare in anticipo, anche solo per evitare una lunga trasferta a vuoto. Húsavík è famosa per la popolazione di megattere della baia di Skjálfandi, ma anche balenottere minori e lagenorinchi vengono avvistati con facilità. Molto più rari sono gli incontri con la balenottera azzurra e con le orche.
Le orche sono frequenti, invece, nelle acque antistanti Ólafsvík e Grundarfjörður sulla costa settentrionale della Penisola di Snæfellsnes, sebbene gli incontri non siano quasi “garantiti” come quelli con le megattere a Húsavík.Anche Akureyri e Dalvík vantano un buon tasso di successo nell’osservazione, mentre Reykjavík andrebbe presa in considerazione se proprio non è possibile fare Whale Watching altrove. Spesso chi si imbarca dal porto di Reykjavík per l’osservazione dei cetacei si lamenta per aver visto qualcosa solo da grande distanza. In alcune di queste località, ma l’offerta va verificata di stagione in stagione, è possibile uscire in mare anche con gommoni RIB, che assicurano, oltre ad una grande agilità, anche una discreta dose di divertimento nella sola navigazione. Sebbene sia possibile dedicarsi all’osservazione dei cetacei anche in inverno, la stagione estiva è quella che garantisce l’esperienza più gradevole e il maggior numero di incontri. Nel caso vi capitasse di essere sulla Penisola di Snæfellsnes in inverno e foste interessati a vedere le orche, verificate la programmazione da Grundarfjörður e Ólafsvík, perché negli ultimi anni gli incontri invernali pare si siano fatti più frequenti. L’offerta turistica si sta rapidamente adeguando. Affascinante come ogni attività che non possa essere normal-mente svolta e che coinvolge aspetti naturalistici di grande impatto emotivo, l’osservazione dei cetacei nel loro habitat naturale è un’esperienza molto interessante anche per il contesto e la grandezza dei paesaggi.
Musica
La musica islandese ha avuto modo, soprattutto negli ultimi anni, di af-fermarsi a livello europeo. Il fenomeno è legato in particolare al nome di alcuni artisti che hanno saputo imporsi grazie alla loro preparazione e alla loro originalità. Per alcuni di questi l’inizio di tutto è stata la riscoper-ta del patrimonio folk islandese, la musica popolare, calda e coinvolgente quanto singolare e capace di suscitare grandi effetti. Questi artisti hanno poi scelto indirizzi e soluzioni diverse, di cui però non si fatica a scorgere la matrice iniziale.Gruppi con stili personali e particolari, ma estremamente adatti al mer-cato internazionale, sono i rappresentanti più in vista del sound islande-se attuale, tra cui spiccano Sigur Ros, Stuðmenn, Kaleo, Mezzoforte, che propongono un pop d’atmosfera arricchito da sperimentazioni elettroni-che di stampo house-jazz, elemento trasversale di tutta la scena islande-se. In comune questi gruppi musicali hanno una preparazione maturata nell’ambito della sperimentazione dei suoni digitali avvenuta nei locali underground e negli studi improvvisati sparsi per Reykjavík. Il livello qualitativo è alto, sicuramente in grado di competere con quello degli artisti francesi, inglesi e americani.Alle radici di questo movimento c’è l'etichetta Bad Taste, che ha rinver-dito il panorama artistico islandese e ci sono gli Sugarcubes, emersi oltre confine grazie soprattutto alla personalità della loro leader dell’epoca, la futura celebre solista Björk.
L'islandese
L’islandese fa parte delle lingue germaniche e del ceppo nordico in par-ticolare, ed è studiato con attenzione dai linguisti poiché l’isolamento secolare del Paese ha conservato presumibilmente buona parte dei carat-teri originali del norreno, l’antica lingua scandinava. L’inglese e il danese sono frequentemente parlati dalla gente. L’islandese presenta due lettere dell’alfabeto peculiari: Þ/þ che si pronuncia come il «th» nell’inglese thing e ð/D che suona come il «th» di them
Saga di Njáll
La Saga di Njáll è uno dei testi più preziosi, ricchi e raffinati della letteratura medioevale europea. Scritta probabilmente nella seconda metà del XIII secolo da un autore la cui identità non è nota con certezza, narra di eventi avvenuti tra il 960 d.C. e il 1020 principalmente nelle località di Fljótshlíð e Landeyjar, tra l’attuale Hella e il vulcano Eyjafjallajökull. È una storia di rivalità tra famiglie che si dipana nell’epoca della conver-sione al cristianesimo, quindi un periodo di grande evoluzione culturale e di trasformazione dei valori. Njáll Þorgeirsson e Gunnar Hámundarson, due dei personaggi principali, sono figure storiche note, di alcuni eventi narrati, come l’incendio di Bergþórshvoll, la residenza di Njáll, è stato possibile riconoscere l’autenticità attraverso indagini archeologiche, ma di gran parte della narrazione è impossibile valutare quanto corrisponda a realtà storica e quanto, inve-ce, a creatività letteraria.La trama inizia con le vicende sentimentali di Hallgerður, donna bellissima, i cui mariti muoiono tutti in circostanze tragiche. L’ultimo è Gunnar di Hlíðarendi, bello, forte e nobile, amico fraterno e forse qualcosa in più di Njáll, il protagonista. Njáll, uomo abile e intelligente, usa la propria sapienza per salvare Gunnar da una serie di situazioni pericolose generate dagli atteggiamenti di Hallgerður. In un susseguirsi di vendette, interventi da parte dell’Alþing, gesti eroici e omicidi, la famiglia di Njáll si trova al centro degli scontri, si divide e, infine, lo stesso Njáll viene ucciso nel rogo della propria abitazione. La tremenda e infinita catena di vendette si spezza solo grazie alla comparsa di una nuova disposizione d’animo, conseguenza della diffusione dei valori cristiani, in alcuni dei protagonisti. La saga termina con la riconciliazione tra alcuni dei super-stiti delle opposte fazioni.La Saga di Njáll, oltre a presentare una ricchezza narrativa straordinaria, oltre a fornire dettagli sulla società del tempo e su eventi che non avrem-mo potuto ricostruire altrimenti, ci permette di esplorare la complessità psicologica della comunità islandese dei decenni a cavallo del Mille, di svelare il sistema di valori su cui si fondava e la sua capacità evolutiva.Se, da Hvolsvöllur, qualcuno volesse esplorare alcuni luoghi della Saga di Njáll, potrebbe precorrere la strada n. 261 verso Fljótshlíð per una quindicina di chilometri fino a Hlíðarendi, il luogo dove sarebbe vissuto e morto Gunnar, grande amico di Njáll. Qui si trova la Hlíðarendakirkja, una bella chiesa costruita nel 1898, e riccamente decorata all’interno. Quattro chilometri più avanti, sulla sinistra, compare la bella cascata Gluggafoss.La casa dove visse Njáll corrisponde oggi alla guesthouse di Bergþórshvoll. Da Hvolsvöllur in direzione sud si imbocca la strada n. 255 e la si percorre per una decina di chilometri. Si svolta quindi a destra sulla strada n. 252 e s prosegue verso sud per sei chilometri. Bergþórshvoll è l’ultimo insedia-mento sulla sinistra prima del ponte sul fiume Affall.
LE NOSTRE GUIDE
Lo strumento immancabile nel bagaglio del vero viaggiatore. Preziosi consigli e storie originali, per orientarvi e per scoprire cose nuove del mondo, accompagnati da autori attenti ed esperti.
PERSONALIZZA LE TUE GUIDE
Per portare i tuoi clienti a vaggiare con te